Ho cercato di ricostruire qualcosa che non ho visto né sentito. Qualcosa che hanno cercato di nascondermi in tutti i modi. Per un anno sono rimasta attaccata a una scrivania a controllare mail, fatture, bolle, foglietti, tabulati telefonici. Ho cercato di mettere insieme tutto quello che ho visto, annusato, percepito in quei giorni e in quelle notti, mi sono immersa in quella storia, perché dovevo capire perché mi hanno fatto tutto questo.
È l’inizio di settembre. Il Ciccio è appena tornato dal Messico. Ci ha passato l’ultima settimana di agosto. Agli operai ha detto che andava al mare da amici, perché era troppo stressato. Sono le sette di sera di lunedì. Seduto nello studio del Maestro con i pantaloni pieni di buchi, sta succhiando una sigaretta appiattita fra le dita gialle. Guarda estasiato negli occhi il suo mentore che pontifica:
“Se non hanno più pane allora dategli delle brioches”.
“Vedrai Carlo,che se gli dai lo stipendio non romperanno più di tanto i coglioni quelle bestie.”
“Usa i soldi dell’assicurazione...Poi ci penserà l’avvocato a farlo presente con i giornalisti…Poveraccio, non ha preso nemmeno i soldi dell’assicurazione”.
“Era proprio quello che pensavo.”
Al Ciccio brillano gli occhi. Un sogno che si avvera. Un conto milionario ai Caraibi, e tutti che credono alla storia del povero imprenditore pieno di debiti.
“Però devi ammettere che sono stato bravo”, ammicca al maestro.
“Anche quella volta che abbiamo telefonato a mio cognato e gli abbiamo detto che stavo tentando il suicidio. Sull’autostrada! AHAHAHAHAH”
“Sì per fortuna che non è voluto venire a prenderti, altrimenti dovevamo perdere mezza giornata avanti e indietro….“
“Va beh adesso vado. Oh mi raccomando…Appena parto dovete chiamare la Newco, siamo già d’accordo… L’ultima rata è la vostra… Spero solo che quei morti di fame degli operai la bevano…”
Ormai il Maestro è in piedi davanti alla porta. Charlie come al solito mentre parla maneggia con il cavallo dei pantaloni.
“Non ti preoccupare…Con la pancia piena si sorride anche davanti alla fuga del proprio datore di lavoro, non dimenticare che sono degli ignoranti, nelle mani di un sindacalista senza palle... “
“Allora Hasta la vista! Ti mando un sms appena parto”
“Buon Viaggio”
E’ alla Malpensa. Si sente onnipotente. Ormai è fatta. Oggi è l’11 ottobre 2010. Il giorno del compleanno di suo padre. Mentra aspetta di imbarcarsi manda due messaggi. Uno al suo avvocato e uno al maestro. Ci siamo.
Ma cos’è un C movie degli anni settanta?
No, ma ditemi come fate a credere che uno con l’esaurimento nervoso scappa in Messico. Al massimo cercherà di buttarsi dal quinto piano, di ingoiare una scatola di Tavor. Quale occasione migliore per salire sul podio dell’eroe incompreso, vittima di un sistema che non lascia scampo. Che in parte può anche essere vero, se non hai la coscienza imbrattata, però. C’è persino un film che s’intitola “Prendi i soldi e scappa”. Non vi suggerisce niente? Ma dico, dove vivete? È che se lo scrivono sul giornale sarà così. È che nessuno ha più voglia di sporcarsi le mani, lottare per qualcosa. È che, forse, invece, tutti si sono sporcati le mani con questa torta.
“È scappato”. Sottovoce, nei corridoi della Nichel Cromo con le impalcature della ricostruzione che non vedrà mai una fine, si rincorrono freneticamente queste parole. Forse qualcuno lo sapeva già, ma tace. Forse qualcuno aveva capito la truffa, ma tace. Hanno tutti un pezzo di coscienza sporca e non conviene mai fare gli eroi. Ora ha inizio lo spettacolo, si entra sulla scena. L’avvocato di Charlie è il protagonista dell’atto. E’ passato solo un giorno e la macchina del fango già comincia a muoversi.
“E’ meglio che per il momento nessuno non lo sappia”.
Alle 5 di pomeriggio del 12 ottobre 2010 il boss della Newco entra nello studio dell’avvocato di Charlie.
Forse tra quelle quattro mura è andata così o forse no, ma questo è uno di quei casi in cui vale la proprietà commutativa: anche se cambi l’ordine dei fattori, il risultato non cambia.
"Facciamo credere per un po' agli operai che magari potremmo anche pensare di rilevare noi la società, così se ne stanno buoni...Non sveliamoci subito..."
"No problem...sono pienamente d'accordo".
Risponde l'avvocato con l'occhio che brilla davanti a quella busta imbottita che l’imprenditore ha gettato mentre si siede sulla scrivania vuota.
" E i clienti? Hanno fatto problemi? Vi hanno già fatto domande?".
L’avvocato cerca di stemperare il clima della conversazione. Non è che poi capitino così spesso, nella bassa, eventi di questa portata. Un po’ di strizza ce l’hanno anche loro. Dissimula fin che vuoi…ma lo sanno benissimo che l’hanno fatta grossa.
"Non tante, ma comunque noi non sappiamo niente...Non è vero avvocato?"
"Pienamente d'accordo. E il fatturato sig. .....è soddisfacente…una gallina dalle uova d’oro…no?".
Sembra un venditore porta a porta al suo primo incarico.
"Non ci possiamo lamentare. Ci manca ancora qualche cliente grosso. Ma ormai l'abbiamo preso all'amo. Sanno che da noi lavora quella ragazza della Nichel Cromo che conosce tutto e così si sentono tranquilli.".
Una bella torta grande. E ognuno ha preso la sua fetta, dal primo all’ultimo. Nessuno è stato escluso dal festino.
La commercialista ha appena aperto un bellissimo studio nel centro del paese, dove verrà domiciliata, guarda caso, la sede della Newco, società commerciale di cromature su materie plastiche dell’”amico imprenditore” e anche l’avvocato ha traslocato in una struttura più grande, che si confà alla sua posizione.
Carlo gli ha lasciato tutte le procure, mica roba da poco.
"Ultima cosa avvocato. Io non voglio casini, che sia inteso. Questi erano gli accordi con Carlo. Guai a voi se salta fuori il mio nome ...."
"Non si preoccupi sig....
Ho già contattato i giornalisti della zona e gliel'ho data da bere, modestamente...
Tanto Carlo era un po' che faceva la scena dell'esaurito....lo diceva a cani e porci....Poi col fatto che ha lasciato i soldi dell'assicurazione in bella vista....sarà un gioco da ragazzi!".
L’imprenditore amico fulmina con lo sguardo l’avvocato:
"Meglio così!"
Silenzio che dura alcuni minuti. Il clima non è dei più amichevoli. È una storia che pesa.
"Bene....allora noi ci siamo incontrati per discutere riguardo al fatto che state pensando a rilevare l'azienda e farla ripartire....Questo lo posso dire agli operai...."
"Sì, ma devono capire di tacere. Non alziamo polvere, capito avvocato'"
"Senz'altro".
L’avvocato comprende che l’interlocutore non è molto sensibile ai suoi tentativi di alleggerire la situazione.
“Ora vi spiego come intendiamo procedere”
“Allora io e il Maestro lasceremo come amministratore Charlie fino a Natale più o meno. Fino a quella data siamo coperti per gli stipendi dai soldi dell’assicurazione. Dopodiché il Maestro ha già pronto un amministratore, una vecchia conoscenza della Nichel Cromo. Era già stato usato in altre circostanze…un poveraccio, che lo fa per ventimila euro. Paga la Nichel Cromo, ovviamente…
Così, con questo nuovo AD potremo accedere alla Cassa Integrazione Straordinaria. Facciamo passare sei mesi e poi convinciamo le maestranze a chiedere loro il fallimento.
Sarà un gioco da ragazzi. ”.
“Faranno cortei, robe di questo genere? Non vorrei mai avvocato che saltasse fuori il mio nome, glielo ripeto”.
“No. Non si preoccupi. Il sindacalista è già stato informato. Faranno due giri di piazza con qualche striscione innocuo, una gitarella a Roma, due interviste, due foto e quelli sono già contenti”.
“Bene mi sembra che ci siamo detti tutto”.
“La saluto sig…. e buon lavoro”
“Ci siamo sporcati le mani perché la Nichel Cromo non riapra mai più e questo deve essere. A qualsiasi costo. Ci sono già stati fin troppi intoppi per i nostri gusti... Spero di essere stato chiaro Avvocato… ”
“Messaggio ricevuto forte e chiaro…Non si preoccupi…è tutto sotto controllo”.
“Mi tenga informato…Arrivederci”
L’avvocato di Charlie sistema il pacco in cassaforte, e non riesce a trattenere un sospiro di sollievo.
E’ ormai trascorsa una settimana.
“Signora, buonasera. Volevo avvisarla che Carlo, è scappato. Me lo ha appena comunicato ufficialmente il suo avvocato”.
“Scappato?”
Piango, non so perché. Penso a mia madre, a mio padre. A una famiglia che credevo normale. Se è vergogna o rabbia o semplicemente dispiacere, non so. Non voglio vedere nessuno.
Mi nascondo come fanno le bestie quando sono ferite a morte. Penso a lui. Lui che mi ha trattato come un’estranea, anzi peggio. Mi ha volutamente rubato tutto, anche i ricordi, è entrato nel mio passato e lo ha cambiato per sempre.
Ora che ci penso è questo che mi fa più male di tutto. Vedere il mio cognome sputtanato su degli striscioni per una colpa che è solo sua. Dovere raccogliere la sua merda, perché lui è scappato con i soldi e l’onore che non gli apparteneva.
Sono veramente scioccata da tutto quello che mi è accaduto negli ultimi anni.
Meglio, annientata.