Si trattava di una fabbrica di cromatura sulla plastica. Un mestiere che se non sei della Lombardia si fa anche fatica a immaginare in che cosa consista. Bisogna sempre accompagnarlo con esempi:
“Hai presente le docce, quelle che hai anche a casa tua, nel bagno?”
“Ah perché sono di plastica? Ma va! La mia no. La mia, è di ferro”.
“No, fidati, è di plastica con sopra un rivestimento di metallo, la cromatura”
“Ma, allora se gratto, viene via?”.
È inutile, non c’è la cultura.
Comunque, nella vita di tutti i giorni, quasi tutto quello che è cromato, è di plastica. Anche i motorini, le maniglie dei frigo, gli oblò delle lavatrici, quelli cromati, ovviamente, e un sacco di altre cose. È una cosa seria, la cromatura della plastica.
Per quarant’anni mio padre Renato ha lavorato con i grandi marchi dell’industria italiana e anche straniera. Carlo si è sempre vantato con gli amici del bar che suo padre aveva la cromatura più grande d’Europa.
Sembra un po’ l’inferno, a dire il vero.